Abbigliamento: Usato o Già Indossato?
Nella percezione generica il peso del pregiudizio verso gli articoli usati è ancora rilevante e diffuso. Lo dimostra il continuo accostamento ai cassonetti di raccolta presenti in tutti i luoghi urbanizzati.
L’evoluzione del consumo orienta il mercato
La rivoluzione industriale, che ha modificato i processi di produzione dei prodotti destinati al consumo, ha innescato e reso disponibili nuove opportunità per il mercato della distribuzione; infatti, tra la fine dell'800 e l'inizio del '900, fanno la loro comparsa i negozi al dettaglio, Il mercato scivola dalle botteghe artigiane ai grandi magazzini specializzati nella vendita di abiti confezionati. Fanno la loro comparsa “La Rinascente” nel 1918, “Upim” nel 1928, e Standa nel 1931.
Si tratta senza dubbio di un grande cambiamento nelle abitudini antropologiche del consumatore, nel suo modo di acquistare e concepire i beni di consumo, una profonda metamorfosi che si è manifestata soprattutto negli anni del boom economico, ovvero tra il 1959 e il 1963.
Uno sviluppo rapido che ha coinvolto tutti i paesi occidentali e che, in pochissimo tempo, ha offerto l’occasione all'Italia di scalare rapidamente posizioni tanto da diventare uno dei 10 Paesi più industrializzati del mondo.
Di fatto il nostro paese esce dalla cultura contadina che vantava forti valori di autoconsumo ed etica del risparmio, scoprendo il piacere del benessere diffuso, specie dopo i disastri del secondo conflitto mondiale e la povertà degli anni successivi. Nella case arrivano finalmente – agevolati da una nuova politica di credito al consumo - frigoriferi e lavatrici, radio e televisori, simboli di modernizzazione che segnano un passaggio epocale.
È il tempo del consumo, sorretto dai mass media e dalla pubblicità martellante che raggiunge la collettività in tutte le forme possibili.
Chi avrebbe più voluto un oggetto già utilizzato da altri, quando ormai esistevano così tante cose nuove, perfette e allettanti, già pronte ad essere sostituite – una volta diventate obsolete – da un nuovo e più performante modello?
Ecco da dove nasce il pregiudizio per il riuso in alcune fasce sociali affrancate al benessere.
Proviamo a spiegare la differenza tra "usato" e "già indossato".
L'usato è quindi genericamente percepito come ripiego dovuto alla necessità di acquisire beni di qualità a prezzi abbordabili e/o d'occasione.
Esiste invece un trend legato non solo alla sostenibilità ambientale, che - nello specifico settore dell'abbigliamento - si è arricchito di valori aggiunti trainati dalla riscoperta dei vecchi stili.
Capi bellissimi - anziché riprodotti ma recuperati alla loro fattura originale -hanno trovato terreno fertile in una considerevole fetta di appassionati che non disdegnano l'universo dell'outfit "griffato".
Ci piace definire tutto questo non abbigliamento usato ma capi e/o accessori già indossati, una risorsa fantastica di soluzioni che trovano la loro sublimazione nell'attenta selezione in fase di acquisizione.